Introduzione

Pier Paolo Pasolini definendo il Pci “un paese nel paese” ha, secondo il mio punto di vista, colto l’aspetto più significativo della vita del Partito comunista più grande ed importante dell’Europa occidentale.

Il Partito comunista italiano è sempre stato una presenza costante e determinante nella storia di Italia del XX secolo. Dal momento della sua nascita e fino alla sua scomparsa infatti il Pci è stato un Partito che, nel bene o nel male, ha lasciato il segno in tutti i maggiori avvenimenti della storia italiana. Durante il Fascismo è stato l’unico partito ad essere presente clandestinamente in Italia e a cercare di opporsi, seppure con mezzi molto limitati, ad un Regime che altrimenti, dentro i confini nazionali, sarebbe stato incontrastato. Inoltre non può essere messo in discussione da nessuno il ruolo egemone del Pci sulle altre forze antifasciste durante la Resistenza. Ed infine, per oltre quaranta anni il Pci e la Dc sono stati i protagonisti principali di quella democrazia italiana che, sebbene con ruoli diversi, hanno contribuito entrambi a fondare e a far crescere.

Quindi se per la Dc, il principale partito di governo, può essere giustamente dato un giudizio storico positivo, lo stesso trattamento deve essere riservato al suo antagonista, il Pci, che pur subendo in molte fasi della sua esistenza i condizionamenti dell’Unione Sovietica, ha svolto continuamente un ruolo di primo piano nella politica italiana e può essere considerato a tutti gli effetti “un’altra importante parte del Paese”. Non si spiegherebbe altrimenti il perché la stessa Dc, con la fine del Pci, ha cessato di esistere. E infatti sebbene Tangentopoli abbia messo la pietra tombale sul partito dello “scudo crociato”, la Dc è morta solo dopo aver concluso il suo compito principale, ovvero sbarrare le porte del governo ai comunisti. La corruzione nella politica italiana è stata un leit motiv per tutti gli anni ’80, e lo ha dimostrato l’insistenza sulla “questione morale” di un leader pulito come Berlinguer, ma Tangentopoli, con tutte le sue conseguenze, è potuta partire solo dopo che il “pericolo comunista” era stato debellato.

Il Pci è stato inoltre un riferimento importante, ed in alcuni casi insostituibile, nelle storie individuali di milioni di donne e di uomini del nostro Paese. Una immensa comunità, un paese Partito che si estendeva in tutto il paese Italia e in cui “l’essere compagni” ed avere in tasca la tessera del Pci costituiva un inalienabile diritto di cittadinanza. In qualsiasi località italiana si trovasse, anche la più sperduta, un compagno del Pci poteva recarsi in una sezione del Partito per chiedere aiuto o semplicemente per intrattenersi. E’ una storia questa che potrebbero raccontare tanti meridionali emigrati al nord ai quali molte volte era il Pci a fornire la prima accoglienza e, ed è questa sicuramente la cosa più importante, ad agire per farli sentire “meno soli”. E quante altre storie avrebbero potuto raccontare i braccianti di Cerignola ai quali il Partito ha insegnato “a non togliersi il cappello davanti al padrone di lavoro” e a chiedere, con dignità, il rispetto dei propri diritti, facendoli così diventare “cittadini”. Quando questa storia è finita in molti si sono sentiti orfani e tantissime persone, famiglie e amicizie non sono state più le stesse.
Ma proprio perché è finita questa storia poteva essere raccontata. E nonostante gli ovvi limiti, poteva essere raccontata tutta, dall’inizio alla fine.

Ho provato con il lavoro svolto a fare questo e sono stati sicuramente preziosissimi per me i lavori di chi, negli anni precedenti. ha speso tanto tempo della propria vita per scrivere della storia di questo Partito. Tra questi il più grande di tutti, il punto di riferimento inarrivabile e che purtroppo ha dovuto lasciare incompleto il proprio lavoro, è stato Spriano, ma importanti contributi sono stati anche quelli di Agosti, Galli, Colarizi, per quanto riguarda la storia della politica italiana, e, perché no, del sanseverese Pistillo. Perché negare che senza il loro impegno un lavoro “relativamente sistematico” di ricostruzione della storia nazionale del Pci sarebbe stato irrealizzabile?